La dieta ideale non si può generalizzare e definire uguale per tutti, poiché tutti siam diversi e diverse son le nostre esigenze individuali. Le differenze individuali, inoltre, aumentano nella malattia, specie se questa è una neoplasia. I suggerimenti che seguono sono dunque una linea guida, utile soprattutto ad evitare grossolani errori, senza la pretesa di essere una vera e propria dieta. Il paziente, inoltre, tenga sempre prioritariamente conto delle sue specifiche problematiche nutrizionali eventualmente già note e già in terapia: diabete, allergie, intolleranze, ecc.
I falsi mitiMolto spesso i pazienti neoplastici capiscono la necessità di cambiar dieta per correggere errori che sentono di aver commesso. Il cambiamento si concretizza però quasi sempre in una dieta preconfezionata, di moda, uguale per tutti, cioè con il gravissimo errore di metodo di non considerare le differenze individuali. Ne consegue quasi sempre un peggioramento della situazione nutrizionale. Tra le diete più seguite citiamo quella dissociata, la vegana, la Gerson: tutte con numerose e profonde criticità.
Il metabolismoMangiare serve a recuperare ciò che vivendo perdiamo: energia, materia, vitamine, sali. La nostra dieta dovrebbe permetterci di recuperare tutto e nei tempi più contenuti. Siamo però molto resistenti agli errori nutrizionali. La nostra fonte di energia più importante è rappresentata dai carboidrati ma, se non ne mangiassimo abbastanza, li costruirebbe il fegato trasformando le proteine che mangiamo o che abbiamo nel nostro organismo. Quali le conseguenze di questo semplice cambiamento di carburante? • Le proteine mangiate verrebbero bruciate e non potrebbero aiutare il recupero materiale di ciò che è proteico, ovvero muscoli, ossa, anticorpi, enzimi, recettori cellulari, alcuni ormoni, ecc. . • Se le proteine ingerite non fossero sufficienti al recupero energetico, si realizzerebbe un cannibalismo metabolico a carico di queste stesse strutture (muscoli, ossa, enzimi, ecc) • Convertire proteine in glucosio affaticherebbe moltissimo il fegato. • Eliminare l’azoto che si forma dalla conversione proteina - glucosio affaticherebbe i reni. • Si genererebbero moltissimi radicali liberi ed aumenterebbe lo stress ossidativo, con elevato utilizzo e consumo dei sistemi antiossidanti. • Si innescherebbe e manterrebbe un potentissimo stress neuroendocrino, con attivazione del sistema nervoso simpatico e produzione di cortisolo, glucagone, adrenalina, prolattina. Per evitare questi problemi può essere utile a tutti: • associare sempre, ai pasti principali, i carboidrati e le proteine (per esempio patate e baccalà) • tra i pasti principali fare piccolissimi spuntini a non più di 2 ore uno dall’altro, ricorrendo soprattutto alla frutta matura, ricca in fruttosio, molecola energetica assimilabile senza insulina e per questo non di stimolo al pancreas.
Metabolismo del tumore Il tumore consuma molto glucosio. Da questo semplice dato, qualcuno ha dedotto e purtroppo divulgato il concetto che abolendo completamente i carboidrati dalla dieta si possa contrastare il tumore. Da quanto sopra si capisce però come la privazione metodica dei carboidrati della dieta finisca solo per minare l’integrità del nostro organismo e non privi affatto il tumore di glucosio, che il nostro organismo deve comunque produrre e mantenere a buon livello nel sangue. Scelta degli alimenti • Carboidrati: privilegiare quelli complessi, specie riso e patate. Bene anche pasta e polenta. • Proteine: la digestione delle proteine comincia nello stomaco, grazie all’ambiente acido. Lo stomaco dei soggetti neoplastici, per molti motivi, è quasi sempre poco acido e non permette pertanto di iniziare la digestione proteica, vanificando la successiva azione enzimatica del pancreas. Ciò può alla lunga sviluppare carenze anche gravi per quantità e qualità. Privilegiare dunque quelle proteine che possono essere assorbite nonostante questo problema poiché già digerite dalla stagionatura, come parmigiano, prosciutto crudo e, soprattutto, baccalà e stoccafisso. Bene anche il pesce pescato un po’ grasso, come acciughe, sarde, sgombro, specie se condito con qualche goccia di limone che ne favorisca la digestione. Pollo e tacchino nella teoria eccellenti, è bene evitarli se non prodotti in proprio. Una volta alla settimana è possibile mangiare carne d’anatra, manzo od oca, magari con una spremuta d’agrumi che ne valorizzi l’apporto proteico e marziale. L’oca, in particolare, non si ammala e non viene né vaccinata (il tacchino ad esempio subisce 44 vaccinazioni nei primi mesi di vita) né curata (come necessitano un pollo o un pesce d’allevamento) e produce un grasso particolare, dal potere antiossidante. Latte e derivati sono concessi con una certa limitazione, circa un paio di volte a settimana, parmigiano a parte. Non sono un problema le uova nella misura di un paio a settimana. • Grassi: quantità molto limitate, per esempio un cucchiaino d’olio di oliva extravergine a pasto, oppure olio di vinaccioli (specie vinaccioli di grignolino). Non eliminarli completamente. • Frutta e verdura: Frutta matura e patate possono esser considerati come carboidrati. Si precisa di non abbondare in agrumi, ricchi di citrale in contrasto con la necessità di utilizzare i retinoidi contenuti nella dieta e soprattutto nello sciroppo della terapia Di Bella. Eliminare finocchi e soia, potenti stimolatori dei recettori per gli estrogeni con i loro abbondanti fitoestrogeni. Abbandonare la lattuga, di difficile digestione e ricca di nitrati. Abbondare con le carote, da evitare però nel fumatore. Utilizzare legumi solo passati, ovvero privati della buccia. Badare che l’abbondanza non sconfini nell’eccesso. • Abolire gli alcolici e le bevande zuccherate e gasate • Evitare sughi stracotti, fritti, insaccati • Caffè : nessun problema, specie se amaro, fino anche a 5 – 6 al giorno se non vi sono controindicazioni cardiovascolari. Ottimo rimedio alla sonnolenza da melatonina. • Acqua: durante i pasti bere il meno possibile. Fuori pasto non si ecceda, ovvero si beva giusto nella misura in cui la sete lo richiede. Combinazioni Evitare d’ associare formaggi a proteine d’altro genere, specie carne e pesce. Evitare la frutta dopo pasto, ad eventuale eccezione di modestissime quantità di agrumi, d’aiuto nella digestione proteica. Somatostatina • Digestione: la somatostatina inibisce alcuni ormoni digestivi. Nei primi giorni di cura, queste difficoltà digestive possono generare nausea. Ecco perché si consiglia di cenare 3 ore prima della somministrazione e gradualmente portarsi ad un’ora prima. Durante la somministrazione temporizzata, l’alimento che garantisce più digeribilità e minor rischio di nausea è la frutta. • Glicogeno: è la riserva di carboidrati nel nostro organismo. È molto limitato dalla somatostatina ed è questo un ulteriore motivo per adottare la strategia dei pasti piccoli e frequenti. • Diarrea: talvolta all’inizio, per difficoltà nel riassorbimento di sali e/o difficoltà digestiva. • Glicemia: può aumentare leggermente per diminuita utilizzazione del glucosio.